ALLEGRI E IL FUTURO ALLA JUVENTUS: COSA HA DETTO

È la fine delle certezze, (da tempo, per la verità): «Resto alla Juve? Di sicuro non c’è nulla, io sono molto contento di quel che stiamo facendo: avevamo due obiettivi, uno l’abbiamo raggiunto, l’altro è molto vicino». Sarebbero la finale di Coppa Italia e la qualificazione alla Champions. Davanti alla domanda, ormai logicamente di serie a ogni sua uscita pubblica, Massimiliano Allegri un po’ risponde e un po’ no; soprattutto, sottolinea, perché ci sono cose più pressanti: «Mancano 20 giorni alla fine della stagione e abbiamo ancora un obiettivo da raggiungere, ci manca un pezzetto. Abbiamo lavorato sette mesi per arrivare qui».

Pagelle Juventus-Milan: Leao a intermittenza 5,5, tramonto Giroud 5, Sportiello da applausi 7, forza Bremer 6,5

C’è ancora speranza, nonostante i rimpianti, anche alla fine della sfida: «C’era una linea dettata dalla società, chiara, poi se volete scrivete il contrario», argomenta, riferendosi ai bersagli da centrare. Ovvero, come detto e ripetuto, la qualificazione al jet set europeo e la chance per vincere la Coppa Italia. Però: «Certo, si poteva fare meglio; e sicuramente non stiamo facendo un girone di ritorno all’altezza».

Come da riassunto delle ultime gesta: 13 punti nelle ultime 13 partite di campionato, e questo Juve-Milan sbiaditissima copia del duello che fu. Anche se Madama avrebbe meritato di portarla a casa, si annottassero i cazzotti (che Sportiello ha parato) come nella boxe. «Dispiace non aver vinto — riprende Allegri — ma abbiamo messo un punto in più in classifica. E sono fiducioso, perché nelle ultime due gare i cambi hanno dato un bel segnale». Chiesa, più di tutti: «Nell’uno contro uno ti può fare male, però deve migliorare il primo controllo, deve farlo verso l’avversario. Glie’ho detto, alla fine, ma sono contento di lui». Un pochino più agitato Vlahovic, quando è stato richiamato in panchina: «C’era da mettere Milik — smorza la polemica il tecnico — altrimenti partiremmo e chiuderemmo con gli stessi undici: avevamo bisogno di gente fresca davanti».

Non resta che lo sprint finale: «Di certo 65 punti non bastano, quindi ne dobbiamo fare nelle quattro partite che mancano. Tornando alla vittoria». Almeno, «il destino è nelle nostre mani». Contro il diavolo, per almeno un tempo: «Regaliamo i primi 45 minuti? Siamo dei benefattori». Quasi sbuffa: «Ci sono anche gli avversari, e i ragazzi devono avere fiducia per questi 20 giorni che ci aspettano».

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